
La storia racconta che...

La Colonia Varese fu progettata da Mario Loreti nel 1937 e fu costruita dalla CMC di Ravenna nel 1938 per conto della Federazione dei Fasci della provincia di Varese. L’anno dopo, esattamente nella primavera del ’39, la colonia era già divenuta realtà. La Colonia era una sorta di piccola città che si ergeva su una superficie che comprendeva ben 60,928 mq di cui 4,530 coperti e un volume di 62,176 mc, vi potevano alloggiare al suo interno fino a 800 bambini opportunamente divisi tra maschi e femmine tramite camerate e refettori.
Tramite i progetti di costruzione originali abbiamo avuto la conferma che nella corte centrale era stata pensata una statua nella posa del saluto romano; probabilmente raffigurante Costanzo Ciano o Benito Mussolini.Un altro aspetto interessante che è possibile vedere nelle 165 tavole originali della C.M.C. e che non è mai stato portato a termine riguarda la costruzione di una cappella per pregare e di un piccolo caseggiato adibito ad isolamento per i bambini che contraevano le malattie durante il soggiorno. Una testimone che è stata negli anni ’50 nella colonia ha riferito che quando i suoi genitori la andavano a trovare non gli era permesso di entrare nella colonia e si potevano salutare solo attraverso la recinzione perimetrale. Alcune testimonianze hanno riportato che tra il ’46 ed il ’47 la colonia venne in parte riutilizzata dai bambini. Di questo, sembra esserci testimonianza con i disegni fiabeschi ancora oggi presenti e che di fatto sono in netto contrasto con la filosofia militaresca data ai bambini sotto il regime
fascista. La colonia fu presieduta da un custode fino al 1969 e dagli anni ’90 è sotto la competenza dei Beni Culturali in quanto ha compiuto i 50 anni dalla data di costruzione. Nei primi mesi del 1944 finì nelle mani dei tedeschi che la usarono come campo di concentramento, obitorio, carcere e ospedale dipingendovi cinque grandi croci rosse: tre sul tetto e due nella parte a mare ancora oggi visibili.Si è sempre detto che i tedeschi in ritirata fecero saltare il corpo centrale delle scale, ma il ritrovamento di una foto del 1947 testimonia senza alcun dubbio che la
fascista. La colonia fu presieduta da un custode fino al 1969 e dagli anni ’90 è sotto la competenza dei Beni Culturali in quanto ha compiuto i 50 anni dalla data di costruzione. Nei primi mesi del 1944 finì nelle mani dei tedeschi che la usarono come campo di concentramento, obitorio, carcere e ospedale dipingendovi cinque grandi croci rosse: tre sul tetto e due nella parte a mare ancora oggi visibili.Si è sempre detto che i tedeschi in ritirata fecero saltare il corpo centrale delle scale, ma il ritrovamento di una foto del 1947 testimonia senza alcun dubbio che la

struttura era perfettamente in piedi anche dopo la guerra.Fatto sta che le scale furono inspiegabilmente abbattute negli anni successivi e oggi le rampe che vediamo sono frutto di un restauro iniziato negli anni ’60 (pratica n°346/60 intestata a Amministrazione Colonia Varese Ampliamento) e mai portato a termine. Nel 1945, alcuni mesi dopo la liberazione di Cervia, gli Alleati del 450° Squadron RAAF usarono il cortile della colonia come deposito per i loro kittyhawk.
Attualmente la Colonia vive uno stato di abbandono e degrado e sebbene ci fossero voci di una possibile ristrutturazione, al momento nessuna di esse è stata mai confermata. Dispiace vedere come queste strutture siano lasciate e non possano essere riqualificate per la cittadinanza e soprattutto per il nostro turismo.

struttura era perfettamente in piedi anche dopo la guerra.Fatto sta che le scale furono inspiegabilmente abbattute negli anni successivi e oggi le rampe che vediamo sono frutto di un restauro iniziato negli anni ’60 (pratica n°346/60 intestata a Amministrazione Colonia Varese Ampliamento) e mai portato a termine. Nel 1945, alcuni mesi dopo la liberazione di Cervia, gli Alleati del 450° Squadron RAAF usarono il cortile della colonia come deposito per i loro kittyhawk.
Attualmente la Colonia vive uno stato di abbandono e degrado e sebbene ci fossero voci di una possibile ristrutturazione, al momento nessuna di esse è stata mai confermata. Dispiace vedere come queste strutture siano lasciate e non possano essere riqualificate per la cittadinanza e soprattutto per il nostro turismo.
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Cit. “IL BLOG DI CERVIA MILANOMARITTIMA”
Curiosità
la colonia fu il set cinematografico di due film: nel 1970 Marcello Aliprandi girò la Ragazza di latta ed in seguito, nel 1983, Pupi Avanti la scelse come scenografia del film horror Zeder, sceneggiato insieme al fratello e a Maurizio Costanzo.
Racconto dell'epoca
Nel 1944 furono effettuati vari rastrellamenti dalla gestapo, molti cervesi, tra cui io, diciottenne e mio padre Bruno, i pescatori Gigin e Bonaldo, famoso per la storica imbarcazione usata per lo Sposalizio del mare e un certo Meredo, fummo strappati dai nostri rifugi. Meredo, uomo loquace ma pauroso e impressionabile infatti, prima di andare dal barbiere a tagliarsi i capelli, dal timore di ammalarsi prendeva un’aspirina. Ci dirigemmo a piedi nel luogo di detenzione e non dimenticherò mai i familiari di Meredo che ci venivano dietro raccomandandogli di riguardarsi e di prendere le medicine nè i pianti di mia madre. Arrivati a destinazione ci colpì la scritta sul portone: “Lasciate ogni speranza voi che entrate”. Meredo, preso dalla disperazione, cominciò a piangere. Entrati in un enorme camerone vedemmo tanti giovani stesi sulla paglia e anche noi ci sdraiammo sfiniti. Ogni giorno ci conducevano ai lavori forzati: dovevamo costruire delle fortificazioni con grande fatica e le nostre madri, a piedi, ci portavano qualcosa da mangiare. Avevamo il terrore di essere deportati in Germania e, un giorno, mio padre cominciò a fare il pazzo e lo fece così bene che dopo qualche tempo in infermeria lo rilasciarono. Io ebbi la fortuna di svolgere un servizio all’esterno riuscendo a scappare. Non so come ma anche i miei compagni di sventura riuscirono a salvarsi. Oggi tutti quei giovani non ci sono più e la mia testimonianza vuole essere un omaggio e un ricordo di quel tragico momento vissuto insieme e che ancora mi commuove.
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“Colonia Varese, prigione al mare” – Tratto dai ricordi di Giovanni Giordani
TRIBUTO AD UN AMICO
Questo video è di Alessandro Bugani fotoreporter ed amico che mi ha (mortacci sua) contagiato col virus dell'abbandono
DESCRIZIONE
TIPOLOGIA: colonia marittima estiva statale
DIMENSIONI: 60.928 Mq
CONDIZIONI: Rovina
ASPETTO: Fatiscente